Differenze tra LCC e CME

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Metodologia LCC – Differenza con Computo Metrico Estimativo

La valutazione del Costo del Ciclo di Vita (Life Cycle Costing – LCC) è una metodologia basata sullo standard ISO 15686-5:2008 ed è utilizzata per calcolare e valutare tutti i costi di prodotti, servizi o edifici durante l’intero ciclo di vita.

Il Computo Metrico Estimativo (CME) e il Life Cycle Costing (LCC) sono strumenti utilizzati nella gestione dei costi nel settore delle costruzioni, ma si concentrano su aspetti differenti.

  • Computo Metrico Estimativo: il CME è un documento tecnico che elenca e quantifica tutti gli elementi di un progetto edilizio, consentendo una stima dettagliata dei costi. Include le quantità di materiali, manodopera, macchinari e altri costi associati all’esecuzione del progetto. Il suo scopo principale è quello di stimare il costo totale di costruzione in base a una descrizione dettagliata del progetto.

  • Life Cycle Costing: l’LCC è una metodologia che considera l’intero ciclo di vita di un progetto o di un’opera, includendo sia i costi diretti che quelli indiretti. Questi costi possono comprendere non solo quelli legati alla fase di costruzione ma anche quelli di gestione, manutenzione e smantellamento. L’obiettivo principale dell’LCC è valutare e confrontare i costi totali sostenuti durante l’intero ciclo di vita di un progetto, consentendo la presa di decisioni informate sulla sostenibilità economica nel lungo termine.

Aspetti del Life Cycle Costing

In sintesi, mentre il CME si concentra sulla stima dettagliata dei costi di costruzione per la realizzazione di un progetto, l’LCC va oltre, considerando anche i costi associati all’intero ciclo di vita dell’opera. L’LCC è particolarmente utile quando si vuole valutare l’efficienza economica di un progetto nel lungo periodo, prendendo in considerazione aspetti come manutenzione, gestione e altre spese legate al ciclo di vita.

Efficienza energetica – Risparmio economico ed ambientale

A conclusione dell’analisi delle differenze tra classe energetica ed impatto ambientale, viene di seguito proposta una relazione (su base scientifica) tra classe energetica, conto economico in bolletta e impatti ambientali.

Ogni edificio può essere classificato con la lettera G, F, E, D, C, B, A, e A+ (A1-A4). Secondo un dato Istat, nel 2022, il 54,1% degli edifici era collocato nelle classi F e G.

Efficienza energetica - Cosa vuol dire in termici di consumi energetici e impatto economico in bolletta?

L’edificio in Classe A+ consuma annualmente meno di 14 kWh/mq annuo ossia meno di 1,4 litri di gasolio per mq. L’edificio in Classe F consuma annualmente dai 175 ai 145 kWh/mq annuo ossia da 17,5 a 14,5 litri di gasolio per mq. L’edificio in Classe G consuma annualmente più di 175 kWh/mq annuo ossia più di 17,5 litri di gasolio per mq.

Si può semplicemente calcolare qual è il costo annuale per riscaldare una casa in base alla sua classe energetica:

“Superficie riscaldata dell’appartamento in mq x consumo al mq (litri di gasolio) x costo attuale del gasolio da riscaldamento (€/litri)”

Prendendo come riferimento un appartamento da 100 mq e considerando che il costo del gasolio da riscaldamento attualizzato è pari a 1,225 €/litro, è dunque possibile ricavare il costo annuale per il riscaldamento di un’abitazione in relazione alla sua classe energetica. Risulta dunque evidente il vantaggio in termini economici di chi acquista un’abitazione in Classe A.

Infatti, tra un appartamento di 100 mq in classe energetica G ed uno simile, di pari metri quadrati, in classe energetica A si evidenzia un risparmio annuo di ben 1.800 € annui che, stimando una vita utile di un immobile in 30 anni, comporta un risparmio complessivo di ben 54.000 € (valore riferito al solo uso, non al ciclo di vita – LCC).

Consumi in base alla classe energetica

Efficienza Energetica - Cosa vuol dire in termici di abbattimento CO2 in ambiente (in fase d’uso)?

Il quantitativo di emissioni di CO2 risparmiate per ogni kWh di energia risparmiata dipende dalla fonte energetica utilizzata per generare quell’energia. Le emissioni di CO2 associate a diverse fonti energetiche possono variare significativamente. Tuttavia, una stima approssimativa delle emissioni di CO2 risparmiate per ogni kWh di energia risparmiata è di circa 0,5-1 kg di CO2*.

Questa stima tiene conto del mix energetico medio, che può includere fonti come il carbone, il gas naturale, l’olio combustibile e le energie rinnovabili. Le energie rinnovabili come il solare, l’eolico e l’idroelettrico emettono molto meno o addirittura nessuna CO2 durante la produzione di energia, mentre le fonti fossili come il carbone e il gas naturale hanno emissioni di CO2 significative.

Tuttavia, è importante notare che le emissioni effettive possono variare in base a diversi fattori, tra cui l’efficienza del sistema energetico locale e la tecnologia utilizzata per la produzione di energia. Pertanto, è consigliabile utilizzare dati specifici del luogo per calcolare con precisione le emissioni di CO2 risparmiate per kWh di energia risparmiata.

* *Dato riferito alla CO2 risparmiata in sola fase d’uso (B6) non durante tutto il ciclo LCA (Costruzione: A1-A5 + Uso: B1-B7 + Demolizione: C1-C4 + Riuso: C) secondo Framework EN15804+A2.

Emissioni di CO2 risparmiate
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Diego Ratti

Architetto BIM Manager, LEED AP, Consulente CasaClima. Spiccata passione per gli aspetti ambientali e tecnologici delle costruzioni. Dal 2022 vive e lavora a Sydney come BIM Manager, dove sta approfondendo i temi di Life Cycle Assessment (LCA).
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